Tag

uva da tavola

InizioVendemmia2014Pagina
Territorio

Vendemmia. Ci siamo! O quasi…

Come potrete immaginare, per un produttore di uva da tavola, questo è un periodo delicato e decisivo: finalmente arriva la vendemmia. Quest’anno, però, non si può certo dire che sia filato tutto liscio.

Dopo aver avuto un inverno abbastanza mite e con pioggia non in abbondanza, i problemi sono arrivati in primavera, stagione molto importante per l’uva perché coincide con il momento della fioritura. Il ritorno del freddo ha condizionato non poco questa fondamentale fase fenologica dell’uva.

È successo che le uve precoci, sia senza semi – superior in particolare – che con semi – per esempio Vittoria e Black Magic – in particolare nelle zone dell’arco ionico, hanno avuto problemi di acinellatura. Che per noi produttori significa un aumento tremendo dei costi di lavorazione, sia in campo che nella selezione in magazzino.

Insomma, il tempo ci ha fatto disperare.

Anche perché dopo i freddi primaverili, un mese fa, ci si è messa anche la pioggia. Nell’area di Rutigliano, Casamassima, Acquaviva, le precipitazioni sono state fortissime e particolarmente intense. Sicché, è arrivato anche uno degli attacchi di peronospora più intensi degli ultimi 30 anni. Nonostante in azienda abbiamo seguito praticamente alla lettera tutte le indicazioni dei nostri tecnici agronomi, l’attacco è stato così forte che abbiamo perso molta uva in quelle zone, soprattutto di varietà ambite e nuove come Crimson e Scarlotta.

Che dire. Non ci resta che incrociare le dita con il naso rivolto al cielo, nella speranza che il tempo ci dia una tregua almeno in questo inizio di stagione della vendemmia.

Grapes strudel with mint and caramel
Benessere

Un ingrediente raffinato? L’uva da tavola

Ci sono abbinamenti a tavola che sono entrati oramai così prepotentemente, non solo nell’immaginario collettivo, quanto anche nelle tradizioni culinarie di chiunque di noi che nessuno si metterebbe mai in mente di contraddirle. Anche se, a volte, non sono proprio azzeccatissime. Diciamo che qualche gastronomo di lungo corso potrebbe obiettare, così come qualche sommelier quando entra in gioco anche il vino.

Stavo leggendo un articolo dal titolo “10 abbinamenti perfetti” apparso su un sito, che vi consiglio, che si chiama Agrodolce.it. Vengono elencati, in effetti, dei matrimoni classici, talmente classici che oramai sono presenti ovunque, sia nelle nostre case che in tantissimi ristoranti. Da sempre. Pizza e fichi, prosciutto e melone, pomodoro e mozzarella, formaggio e pere, fave e pecorino, pesche e vino. E ancora fragole e Champagne piuttosto che ostriche e Muscadet: ecco, su questi due ultimi abbinamenti, ricchi di fascino e scolpiti nella memoria di chiunque – forse, per quanto riguarda le ostriche, ai più viene in mente lo Champagne piuttosto che il Muscadet – i sommelier, probabilmente, chinano il capo accettando, ma non credo siano completamente d’accordo.

E l’uva da tavola? Non c’è. Forse un vero e completo vademecum sui tanti momenti possibili di consumo dell’uva da tavola deve ancora essere scritto. Fa comunque piacere leggere, questa volta su un altro sito dedicato integralmente alle ricette, buonissimo.org, che:

Le ricette con l’uva sono sempre preparazioni molto raffinate e gustose.

E, in effetti, a scorrere la lista di preparazioni dove l’uva da tavola ha un ruolo importante – si va dall’aspic di uva ai filetti di branzino o trota con l’uva, o ancora la rana pescatrice o lo strudel di uva – viene subito da pensare come questo frutto spesso entri in gioco in cucina non solo quando l’abilità di chi sta dietro i fornelli non sia certo secondaria, ma anche la ricerca del gusto vada oltre la quotidianità.

L’uva da tavola fa bene Certamente sì
Benessere

L’uva da tavola fa bene? Certamente sì

Spesso quando parlo con amici o conoscenti, o semplicemente quando entro in un supermercato oppure osservo le vetrine di alcune farmacie, mi rendo conto di quanto per noi la parola “benessere”, sia fisico che mentale, sia fondamentale, ma quanti pochi strumenti conosciamo realmente per raggiungerla. Anche se sono sotto i nostri occhi da sempre. Eppure non ce ne accorgiamo, o magari lo sappiamo, ma al momento opportuno non ci viene in mente.

Stavo leggendo un articolo sul sito Tgcom24 dal titolo “Ti senti gonfia? Porta in tavola questi cibi” e ovviamente, e aggiungo per fortuna, viene citata anche l’uva. Premesso che invece di farsi una diagnosi da soli, è sempre meglio recarsi da un medico per capire meglio le cause e la natura di qualsiasi sintomo o disturbo si pensi di avere, come quello elencato dall’articolo in questione, è certamente vero che una corretta alimentazione, e certi alimenti in particolare, ci aiutano a risolvere tanti piccoli problemini che poi, nel tempo, posso anche ingigantirsi.

L’irritazione del colon, con tutte le conseguenze del caso, è una di queste, sempre più diffusa a causa dei ritmi che la vita a volte ci impone: stress, mangiare di corsa, consumare cibi con poca fibra alimentare, sono alcuni dei tanti motivi. Io stesso, tra ufficio, vigna e i tanti viaggi all’estero, capisco perfettamente cosa significa.
Beh, l’uva da tavola – sì, lo so, sono di parte, ma cosa ci volete fare – oltre che essere buona e gustosa, cosa che certo non guasta, ha svariate doti che, correttamente, l’articolo cita:

Ha un importante effetto diuretico e drenante grazie alla sua elevata quantità di potassio. Fresca e dolce, l’uva si caratterizza per il buon contenuto di vitamine B1 e B6, che favoriscono il buon funzionamento del sistema nervoso, cardiovascolare e gastrointestinale. L’uva è inoltre ricca di tannini e antociani (entrambi potenti antiossidanti) che hanno un’azione protettrice sul microcircolo.

Tutto vero, quindi, consumate uva da tavola! Manca peraltro poco, e sulle nostre tavole potremo trovare anche quella di origine italiana, magari proprio pugliese (non me ne vorranno i colleghi siciliani, ma per la seconda volta in uno stesso post mi tocca essere di parte).

Sostenibilità

Uva da tavola e da vino. Così vicini, così lontani

Certamente gemelli. Ma diversi. Siamo nati lo stesso giorno, abbiamo gli stessi genitori, eppure abbiamo caratteri molto differenti. Abbiamo anche preso strade se non opposte, quanto meno parallele e raramente ci si incontra. Ci pensavo nei giorni scorsi sfogliando i giornali quotidiani nazionali e locali. Giustamente il vino era un po’ ovunque. Vinitaly, la fiera più importante nel mondo del vino italiano e che attira visitatori un po’ da tutto il mondo, celebrava la sua 48esima edizione. E questo fa indubbiamente piacere. La mia stessa regione, la Puglia, un tempo famosa più per la quantità che per la qualità dei suoi vini, oggi occupa un ruolo importante, con tante belle realtà che hanno scalato la cima delle più importanti classifiche del mondo e riescono a strappare prezzi un tempo impensabili.

Sia noi produttori di uva da tavola che loro, i produttori di vino, partiamo dalla stessa materia prima: l’uva. Ricerca dei terreni più adatti e delle varietà migliori sono operazioni che ci accomunano. Anche l’attenzione e la cura alle tecniche colturali, in vigna, è simile, ma poi ci dividiamo nuovamente. Ricerchiamo caratteristiche organolettiche molto differenti. Noi, d’altronde, finiamo subito a tavola, loro si trasformeranno in altro. Ma senza addentrarsi nelle tante diversità agronomiche che ci separano, anche la nostra immagine è completamente differente. Sebbene il lavoro di chi sta dietro, in entrambi i casi, sia fondamentale per determinare la qualità finale, nel caso del vino i produttori conquistano copertine e in alcuni casi diventano vere e proprie star. Nel nostro caso? Direi proprio di no. Difficile che un consumatore cerchi il marchio aziendale o il nome del produttore quando acquista un grappolo di uva da tavola dal fruttivendolo o al supermercato. O quanto meno, per ora, è così, ma non è detto che un giorno – probabilmente lo vedrà la prossima generazione – anche chi va al supermercato, oltre al colore, alla varietà e all’origine, possa cercare anche il marchio e il nome del suo produttore di uva da tavola preferito. Impossibile dite? Io proprio così sicuro non lo sarei fino in fondo, anche se di strada da fare, in effetti, ce n’è molta. Ma anche il vino italiano di strada ne ha dovuta percorrere, e non poca, per raggiungere i risultati che ora, giustamente, raccoglie. Quindi…

Innovazione

Uva da tavola e Pinterest? Perché no

Il mondo dei social network non ha più bisogno, probabilmente, di essere illustrato e spiegato a nessuno oramai. Nel mio mondo però, quello dell’uva da tavola, forse qualche passo in più si potrebbe fare. Noi, nel nostro piccolo ci stiamo provando e oltre a questo blog c’è anche la nostra pagina Facebook che vi invitiamo a visitare.
Se ci spostiamo dall’altra parte dell’Atlantico però, tanto per cambiare negli Stati Uniti, un bell’esempio sull’uso di un altro social network come Pinterest arriva anche dall’uva da tavola. Basta vedere cosa hanno fatto l’anno scorso in California. La California Table Grape Commission lanciò una pagina Pinterest molto interessante con un obiettivo: diffondere foto sull’uva da tavola californiana per condividere la passione degli amanti di questo splendido frutto, ma anche per fare conoscere varietà e ricette. Storie di uva insomma. Si trovano 17 raccolte con belle foto che mostrano i tanti usi in cucina dell’uva da tavola, ma anche foto di paesaggi e vigneti. Un bel modo per diffondere una coltura che anche in Italia ha grande tradizione e, lasciatemi essere un po’ campanilista, non ha nulla da invidiare a nessun altro paese. Potremmo anche noi, su Pinterest, mostrare paesaggi, varietà, ricette!